Immaginare la città del futuro costruita intorno alle opportunità offerta dal 5G; ipotizzare dei prototipi specifici di applicazioni basate sulla nuova tecnologia che possano dare risposte alle esigenze delle comunità del domani: sono le tematiche sottese alla presentazione del progetto Base5G, fra i vincitori del bando Call Hub della Regione Lombardia; presentazione che si è svolta in uno degli eventi in calendario alla Milano Digital Week 2021.
Il progetto, finanziato da fondi europei attraverso la Regione, si propone di sviluppare 5 prototipi applicativi della tecnologia 5G nelle Smart City del futuro. L’idea di base è quella di creare sistemi che permettano una interazione immediata e inclusiva fra utente e servizio sfruttando le potenzialità 5G. Il lavoro vede collaborare, il Politecnico di Milano insieme a cinque partner industriali: Akka, Yape, Life, AnotherReality, ciascuno dei quali impegnato nello sviluppo di un prototipo nell’ambito di un’area di applicazione specifica, e Vodafone come riferimento per l’infrastruttura
I cinque progetti: Smartcampus, mobilità, logistica, didattica e salute
Il Politecnico ha presentato il progetto di un campus universitario intelligente, ovvero uno “smartcampus”. Questo sarà in grado di adattarsi automaticamente alle “bubble” dei singoli utenti, creando, nelle intenzioni dei ricercatori, un ambiente inclusivo, democratico e personalizzato per le esigenze di ognuno.
Akka Technologies ha raccontato di un prototipo per un’automobile intelligente, pensata per rispondere alle esigenze “buisnessman che si muove per il centrocittà”.
Il progetto di Yape invece si muove nell’ambito della “smartlogistic”. Il prototipo illustrato è un robot in grado di fornire “smartdelivery eliminando i contatti non necessari” delle consegne odierne. Muovendosi autonomamente e riuscendo ad adattarsi ad ambienti dinamici, il piccolo Yape sarà quindi in grado di effettuare consegne ovunque sia richiesto.
In un momento in cui la didattica a distanza è la grande protagonista del presente, AnotherReality è al lavoro per creare una versione che punta ad un migliore coinvolgimento di docenti e studenti in aule virtuali, con soluzioni di realtà aumentata, che permetteranno una interazione diretta gli uni con gli altri attraverso un visore.
Infine, Life ha costruito una tuta biometrica per “diagnosi live e continue” da remoto dei parametri vitali di chi la indossa. La tecnologia sarà applicabile sia in campo sanitario, permettendo la trasmissione dei dati direttamente sui computer dei medici, sia in campo sportivo, fornendo una dettagliata analisi delle prestazioni dell’atleta in tempo reale.
La presentazione ha avuto l’inevitabile tono entusiastico e ottimistico di chi lavora con sincera passione immaginando scenari futuri. Ma le continue cadute della linea e le interruzioni impreviste che si sono verificate hanno fatto emergere la distanza tra gli scenari immaginati e la realtà di partenza. Hanno illuminato un vuoto che separa le possibili esigenze proiettate nel futuro e le concrete domande irrisolte del presente.
E hanno fatto evaporare quell’atmosfera di gioioso stupore, da mercato di Macondo, che sembrava sottesa a tutti i progetti.
Il rischio di una Lombardia a due velocità
Le pause per ripristinare le connessioni – riempite con ironia, ma anche con uno zapping virtuale tra gli altri eventi della Digital Week in programma in contemporanea – hanno donato il tempo per riflettere sulle diverse e contrastanti anime della metropoli che venivano raccontate nei diversi incontri.
E così è balzato agli occhi che mentre in una stanza virtuale si discuteva delle difficoltà di una città spaccata, in cui le disuguaglianze e le sofferenze sono accentuate dalla pandemia, e in cui si raccomandava che chiunque possa costruire le strategie per il futuro abbia bene a mente la democratizzazione del digitale, l’inclusività e una redistribuzione delle risorse più equa, nell’evento che dava conto delle sperimentazioni scelte e finanziate dalla Regione Lombardia si studiano applicazioni per la tecnologia del futuro scollegate dalla realtà dei fatti.
Il contrasto tra di due eventi, e l’effetto paradossale che ne risultava è stato fortissimo: oggi la Sanità lombarda fa i conti con enormi carenze e difficoltà nella gestione della pandemia, e l’applicazione immaginata per il l’applicazione del 5G per la medicina è una tuta biometrica per monitorare ogni secondo la salute e i valori di chi la indossa. Quasi come a dire che la Regione Lombardia non ha medici distribuiti sul territorio o strutture per assistenza capillare alla persona perché è già proiettata nel futuro, dove le diagnosi si fanno a distanza, e i medici sono sostituiti con i computer. O ancora che l’offesa alla dignità del lavoro costituita dalle migliaia di rider, che a Milano sfrecciano per le strade senza diritti e sottopagati, è solo passeggera perché estirpata alla radice con un robottino studiato apposta per “limitare i contatti delle consegne”, che per di più ci toglierà anche dall’impaccio di dover dare la mancia a chi ci ha consegnato la cena. Oppure che il lato peggiore della DAD disvelato dalla pandemia – quello fatto di migliaia di studenti che non possiedono computer adeguati, di professori che non ci sono o che hanno difficoltà ad adeguarsi alle tecnologie, di scuole senza fondi – semplicemente non ci sarà più perché un visore per la virtual reality ci mostrerà una realtà diversa, sicuramente migliore di quella fisica, ma -appunto- puramente virtuale.
Che il governo regionale non si sottrai al dovere di immaginare e progettare il futuro di città e comunità è senza alcun dubbio un atto politico che offre prospettive e speranze. Crediamo sia vitale per tutti i lombardi, e ancor di più per la componente più giovane, investire in ricerca, sviluppo, e anche in “visioni”; e che a delineare gli scenari siano chiamati tutti i possibili attori interessati. Ma vi esortiamo: che il futuro che si vuole costruire sia davvero migliore, inclusivo e alla portata di tutti, e non meramente una realtà peggiore di quella che già conosciamo, solo con più robot e meno persone.