Il DDL Zan è forse una delle riforme più contenute e allo stesso tempo più dibattute della storia della Repubblica italiana.
Dico più contenute perché il testo della riforma consta di pochi articoli, spesso ripetitivi, che hanno il solo effetto di aggiungere delle specificazioni al codice penale e delle aggravanti per alcuni reati commessi per motivi di odio e discriminazione. All’articolo 4 del testo del DDL sono poi fatte salve le espressioni di idee improntate al pluralismo e alla libertà di pensiero, quindi non si corre concretamente nessun pericolo di repressione della libertà di parola.
Il DDl Zan è anche da diversi mesi al centro del dibattito politico della res publica, vuoi per il suo contenuto innovativo o vuoi perché la pandemia ha amplificato ancor di più le voci che si levano dai social network, alcune in difesa e altre in offesa del disegno di legge.
I dati
Un interessante sondaggio condotto da BiDiMedia ci restituisce la fotografia della percezione dell’elettorato italiano nei riguardi della proposta di Alessandro Zan: si può facilmente evincere, osservando il grafico, che una grossa fetta degli italiani sembra pronta all’approvazione della legge, la ritiene un passaggio necessario per la lotta alla discriminazione e, in più, ritiene che gli episodi di aggressioni a stampo omofobico e transfobico siano in aumento negli ultimi anni. Una percentuale che oscilla tra il 55 e il 60 per cento degli intervistati ritiene che il DDL Zan vada approvato il prima possibile, mentre solo il 26% è contrario alla sua approvazione.
L’elettorato italiano sembra più che pronto a recepire una legge che tuteli le minoranze identificate in base all’orientamento sessuale: abbastanza scontata sembra la maggioranza bulgara degli elettori del PD (al 96 per cento il gradimento per il DDL), un po’ meno scontato lo schiacciante favore di quelli del M5S (88 intervistati su 100 si dicono a favore dell’approvazione), e strabiliante l’apertura degli elettori di Forza Italia, di cui il 40 per cento si dice favorevole e il 39 contrario.

Staccandosi quindi dalle dinamiche parlamentari abbiamo elettori di centrosinistra estremamente favorevoli, i “caotici” elettori del Movimento aperti a nuove idee, e un’enorme fetta di elettori di un partito di centrodestra conservatore addirittura favorevole all’approvazione di un disegno di legge che punisce atti di omo-transfobia.
Le posizioni della destra
All’interno dei partiti di destra invece la storia cambia: ovviamente abbiamo maggioranze largamente contrarie sia nella Lega che in FdI, ma il dissenso è meno ampio di quello che ci si potrebbe aspettare. Se nella Lega il 59 per cento si dice contrario, il 14 per cento invece si dice favorevole all’approvazione del DDL, mentre in FdI addirittura il 18 per cento è a favore del disegno di legge (con una percentuale del 65% di contrari).
Dalla lettura di questi semplicissimi dati si evincono diverse conclusioni. Ciò che colpisce di più riguarda la Lega: nel partito del carroccio c’è una grossissima percentuale di indecisi (27%), e una piccola ma presente componente di sostenitori del DDL. Nel partito di Giorgia Meloni c’è una presa di posizione più forte nelle fila dei contrari, ma anche un sorprendente 18% di favorevoli.
Cosa ci dice il sondaggio
Il sondaggio di BiDiMedia ci mostra un dato importante, ovvero che il paese sembrerebbe pronto all’approvazione di una legge che ha avuto fino ad ora un percorso di approvazione complicatissimo nonostante la sua popolarità, con il leghista Ostellari che sta diligentemente portando avanti il suo compito di temporeggiatore. La Lega però potrebbe aver sottovalutato un dato importante: non ha considerato l’enorme percentuale di indecisi, sintomo del fatto che un elettore su cinque della Lega non conosce, o non capisce, l’avversione del suo partito a un DDL che, a detta del Senatore Pillon, sembra partorito dalle menti delle bestie di satana. I motivi dell’indecisione possono essere imputati a una scarsa informazione degli elettori leghisti, o semplicemente ad una maggiore apertura mentale rispetto a quella che Matteo Salvini vuole attribuire alla sua stessa platea.
Non è un caso infatti che la manifestazione in Piazza Duomo a Milano contro il DDL sia stato un autentico flop di presenze e partecipazione, non è un caso il fatto che la Lega debba ricorrere ad ogni mezzuccio e cavillo del diritto parlamentare per rallentare l’approvazione di un testo di legge tutto sommato ben poco riformista, ma molto importante per la tutela di minoranze ogni giorno discriminate e vittime di aggressioni.
Forse in Italia siamo pronti finalmente per una stagione di riforme. Il dibattito sempre più acceso sulla legalizzazione della cannabis e l’inserimento all’art 9 della Costituzione della tutela ambientale, oltre al favore di cui gode il DDL Zan, potrebbero essere dei timidi segnali di un allineamento dell’Italia agli standard europei di tutela dei diritti fondamentali. Per le certezze è ancora presto, ma i risultati del sondaggio BiDiMedia sembrano promettere bene.