Piazzale Loreto diventerà una delle piazze pedonali principali di Milano, «un’agorà verde» che permetterà di collegare corso Buenos Aires e il centro con via Padova e il quartiere di NoLo con piste ciclabili, spazi pubblici e gradinate avvolte nel verde. Da rotatoria inquinata e non-luogo, carico di un forte valore storico, anche se spesso occultato – la strage nazi-fascista del 1944 e l’esposizione del corpo di Mussolini – a spazio sociale, verde e catalizzatore di energie per il quartiere. Con questo progetto piazzale Loreto si inserisce al centro dell’evoluzione sostenibile di Milano, progetto bandiera per futuro e grande scommessa per l’attuale amministrazione.
Il progetto vincitore: Loreto Open Community
Il masterplan vincitore di Reinventing Cities, il bando internazionale indetto dal comune di Milano in collaborazione con il network internazionale C40, è quello proposto dal team capitanato da Ceetrus Nhood e composto da Arcadis Italia, Metrogramma Milano, Mobility In Chain, Studio Andrea Caputo, LAND, Temporiuso e Squadrati. Loreto Open Community (Loc) è il nome del masterplan vincitore della seconda edizione del concorso, in occasione del quale sono stati messi in palio 42 ettari e 7 aree di rilievo in tutta Milano con lo scopo di incentivare la riconversione in chiave sostenibile della città. Il progetto, precisa Pierfrancesco Maran in occasione dell’annuncio del vincitore all’inizio di maggio 2021 alla Triennale, si inserisce «nella nostra strategia di una metropoli di quartiere, che rimetta la piazza al centro del quartiere». Prospettiva del progetto è quella di essere ultimato entro l’avvio delle Olimpiadi milanesi del 2026 con un cantiere a tappe così da non bloccare del tutto la circolazione sul piazzale.
Un’«agorà verde»: socialità e sostenibilità ambientale
Loc si baserà su tre aspetti fondamentali, sottolinea Carlo Masseroli di Arcadis Italia: l’accessibilità, la socialità e la qualità ambientale. Da sempre area molto trafficata, crocevia di due linee metropolitana e di diverse linee di superficie, Loc punterà in particolar modo sulla valorizzazione dello spazio destinato al passeggio e alla vita associata.La conformazione attuale di piazzale Loreto è «figlia della metropolitana» e dei lavori che negli anni sessanta trasformarono la città di Milano, sottolinea Federico Parolotto di Mobility In Chain. «Bisogna trasformare uno spazio destinato solo alle automobili in uno spazio per la vita associata», aggiunge. I lavori prevedono infatti la destinazione del 69% della piazza a spazio ciclo-pedonale, collegandosi alle piste ciclabili già attive, come quella su corso Buenos Aires.

E in questa direzione si colloca anche l’abbassamento del livello della piazza tramite l’utilizzo dei mezzanini della metropolitana, concepiti negli anni sessanta come soluzione per circumnavigare la piazza senza dover sfruttare gli attraversamenti pedonali. La piazza dunque si strutturerà su tre piani: il piano ribassato dei mezzanini, il piano a raso per le ciclabili e per gli eventi, il piano delle coperture con le terrazze e le gradinate, dove ci si potrà ritrovare all’aria aperta nell’area verde che occuperà il centro del piazzale, senza contare la costruzione di un nuovo edificio tra via Porpora e viale Abruzzi, prolungamento del masterplan e con l’ambizione di diventare un vero «landmark urbano» della piazza, aggiunge Andrea Caputo. La sensibilità dei progettisti si è poi orientata verso la socialità. In particolare, aspetto rilevante è la chiusura dello sbocco conclusivo di via Padova, che diventerà pedonale e si aprirà sul centro della nuova piazza, riducendo dunque il flusso di veicoli. «Nel progetto si immagina che via Padova possa avere un futuro alla Paolo Sarpi con una pedonalizzazione che valorizzi il quartiere» specifica Maran, facendo riferimento anche ai lavori già avviati per la risistemazione dell’arteria in vista di una nuova vocazione dell’area intera.La piazza, specifica Isabella Tinti di Temporiuso, è stata concepita proprio per essere sempre aperta e «flessibile in base alle esigenze», permettendo l’organizzazione di eventi, di manifestazioni, del mercato o delle feste di quartiere. Lo scopo del progetto è stato proprio quello di rendere piazzale Loreto «da respingente a luogo estremamente attrattivo», chiosa Andrea Boschetti di Metrogramma.

Una questione in sospeso: la memoria della Resistenza
Piazzale Loreto è un importante riferimento per la memoria della Resistenza. Una piazza macchiata dal sangue dei partigiani che ha saputo assurgere a simbolo della fine della guerra e della Liberazione. Dalla drammatica fucilazione per rappresaglia da parte dei nazi-fascisti di quindici partigiani nell’agosto del 1944, in seguto ad una bomba esplosa su viale Abruzzi, fino alla esposizione del cadavere di Mussolini e di altri gerarchi fascisti all’indomani del 25 aprile 1945, piazzale Loreto è uno degli snodi principali della storia del movimento resistenziale italiano.Proprio in ricordo dei partigiani fucilati nel 1961 è stato collocato all’incrocio tra via Doria e piazzale Loreto un monumento realizzato da Giannino Castiglioni, che ancora oggi, sul retro del bassorilievo di un uomo incatenato, riporta i nomi dei quindici partigiani fucilati, martiri della libertà.

Stupisce ancora oggi come il monumento non sia valorizzato appieno, poco visibile. E così anche nelle parole dei progettisti del masterplan vincitore compaiono dei riferimenti al poco spazio che la memoria della Resistenza sembra avere oggi su piazzale Loreto. «Mi ha colpito che fosse irrintracciabile ogni aspetto di memoria» dice Parolotto a proposito del suo primo incontro con piazzale Loreto alla ricerca di qualche traccia della Resistenza. Ma ancora più curioso il fatto che il masterplan non contempli – almeno apparentemente e a prima vista – alcun riferimento ulteriore a un evento così importante per la storia recente d’Italia. Durante la presentazione del progetto la questione è stata derubricata agli ultimi istanti e liquidata da Maran in pochi secondi. «L’occasione di rivedere Loreto è anche occasione per pensare qualcosa di più per i martiri» ha detto prima di ringraziare i partecipanti, frase poi anche ripresa sulle sue pagine social, dove conferma il mantenimento della statua di Castiglioni su via Doria avanzando poi la proposta – molto vaga – di «valorizzare ulteriormente la loro memoria». Eppure da più parti si fa avanti il dubbio che il progetto vincitore non faccia abbastanza per salvaguardare la memoria di una pagina così dolorosa della Liberazione. «Basterebbe immaginarci attorno, che so, magari una serie di pannelli», ha commentato su Repubblica Massimo Castoldi, scrittore e nipote di una delle quindici vittime partigiane del 1944. «Non è il mio lavoro ma è importante si faccia, le 15 vittime lo meritano».