Maxi piano assunzioni con più inclusività per le donne: ma non si trova chi sia disposto a candidarsi per un posto di lavoro in ATM , l’Azienda dei trasporti pubblici di Milano.

Atm per ripartire, così come la città, vorrebbe puntare sulle competenze e le capacità di lavoratori e lavoratrici, target specifico soprattutto di questa ultima campagna di assunzioni. L’Azienda entro il 2025 infatti – secondo il piano strategico presentato in Commissione al Comune – non solo si prefissa di raggiungere il 14% di occupazione femminile, ma anche la parità di salario fra dipendenti di stesso livello a prescindere dal genere. Evidentemente però il salario offerto risulta insufficiente per sopravvivere a Milano, e così la maxi campagna di assunzioni dell’azienda di trasporti, fiore all’occhiello della città, subisce una pesante battuta d’arresto a causa della mancanza di candidati, uomini e donne.

Il vuoto degli studenti riempito da lavoratori sottopagati

“Il tema è sicuramente economico” sostiene il direttore generale dell’azienda Arrigo Giana. Ma il problema non si limita solo alla differenza di salario fra il pubblico e il privato. A Milano la vita costa molto, e soprattutto nel momento della ripresa post-pandemica tutte le sue contraddizioni e difficoltà si fanno sempre più lampanti. A partire dal problema dei costi degli affitti, che continuano a crescere nonostante la forte crisi. Per ovviare al problema, Giana dichiara che si stanno “avviando alcuni accordi con istituzioni che gestiscono ad esempio residenze universitarienon molto frequentate in questo periodo per offrire ai neo assunti una sistemazione provvisoria per cercare con più calma una sistemazione conveniente”.

Dovrebbe saltare immediatamente all’occhio l’ironia della proposta. Nei mesi passati proprio per svuotare i mezzi pubblici si è deciso di tenere a casa gli studenti. Gli studenti universitari che devono affrontare affitti più alti sempre più spesso decidono di rimanere nella città di origine. E allora, anche qualora i potenziali candidati dovessero essere attratti da questa soluzione, viene da chiedersi come saranno riempiti gli autobus e tram che guideranno.

Chi pagherà i biglietti?

La difficoltà è evidentemente più ampia, e il caso Atm ne è solo un sintomo. Milano continua a presentare modelli su come si prepara ad essere in un futuro magnifico che sembra essere sempre più prossimo. Digitalizzazione, 5g, smart cities, riqualificazione e smart mobility sono formule magiche che sempre più stesso si sentono accostate a Milano e al suo divenire. Nella più ottimista delle ipotesi, questi sarebbero stati servizi di cui – almeno – una porzione particolarmente fortunata della popolazione sarebbe riuscita a godere, mentre altri si sarebbero accontentati di renderli possibili con il loro lavoro. Ora invece suonano sempre più forti campanelli di allarme che dovrebbero mettere in guardia anche quei più fortunati. Chi guiderà gli autobus meno inquinanti di Italia? Chi ne pagherà il biglietto?

La possibilità di sostituire definitivamente i lavoratori con macchine intelligenti è ancora troppo lontana, e forse dovremmo ricominciare a pensare in maniera più inclusiva il nostro futuro, in cui lavoratori e cittadini sono due facce inseparabili della stessa medaglia da appendere al petto della nostra società.

Filippo Ferraiuolo

Leggi altri articoli