Lo stimolo dell’emergenza sanitaria ha sollevato nuovi problemi e sollecitato cambiamenti. Così all’interno degli atenei italiani, le elezioni universitarie si sono tramutate in un’occasione di dibattito e laboratorio. Più nei temi che nelle modalità, secondo quanto ci dice Jonathan Wolff, responsabile di Studenti Indipendenti Politecnico (Sip) e candidato al Senato accademico del Politecnico di Milano per le elezioni studentesche del 24-27 maggio. Tanto che con l’affievolirsi delle limitazioni dettate dall’emergenza sanitaria, «rispetto alla Statale, che ha votato nel novembre 2020, oggi c’è un mix nella campagna elettorale», aggiunge Wolff. Le elezioni per il rinnovo della rappresentanza studentesca del Politecnico sembrano infatti orientarsi verso uno «scenario 50/50», che manterrà sì la modalità di voto digitale ma che supererà la necessità di sfruttare esclusivamente le modalità a distanza permettendo di tornare a una campagna elettorale almeno in parte in presenza. La “virtualizzazione digitale” della campagna elettorale che il distanziamento per la pandemia sembrava imporre, insomma, non c’è stata. Almeno non in modo così massiccio e significativo.  

Le novità nei programmi e nelle modalità della campagna elettorale

Ovviamente però le liste universitarie hanno dovuto rivedere le proprie strategie di propaganda e coinvolgimento degli studenti-elettori. «Se due anni fa le liste si concentravano molto sui gazebo, fare i banchetti o attività in presenza, quest’anno oltre queste modalità, confermate per a far  percepire la propria presenza nei campus,  si è visto adottare molto di più un sistema online» precisa il responsabile di Sip. In particolare, alcune liste hanno investito sulla pubblicazione giornaliera di video sui propri social, altre invece hanno proposto regolarmente dei webinair molto partecipati, puntando con forza sulla proposta di attività culturali online. Allo stesso tempo però il Politecnico ha permesso ad ogni lista la possibilità di organizzare, in rispetto delle norme di distanziamento sociale, un evento elettorale in presenza. Così alcune liste hanno potuto proporre il loro tradizionale concerto musicale in presenza, altri invece organizzare tornei e giochi di squadra o ancora la distribuzione del proprio giornalino. Di interesse, secondo quanto dice Wolff, è stata anche la maggiore attenzione posta dalle liste nella proposta dei programmi. «Alcune liste che lavoravano molto sul voto clientelare hanno adottato delle pratiche per stimolare il voto d’appartenenza e di opinione, su cui prima non si concentravano», dunque alimentando un dibattito più strettamente politico rispetto al passato. Secondo Wolff dunque nelle elezioni universitarie in effetti un laboratorio politico c’è, ma più che nelle modalità, si annida nei temi e nelle proposte dei programmi. Se questi dunque sono stati collocati al centro del dibattito più che nel passato, nella pratica generale della campagna elettorale però, come sottolinea Jonathan, «come si è fatto prima, in realtà si fa ancora adesso». L’appoggio ai metodi digitali infatti non è novità dell’ultimo anno. La differenza sono state l’intensità e la frequenza dell’uso di questi strumenti. Ad esempio, similmente a quanto è avvenuto sia in Statale che in Cattolica, sono stati organizzati alcuni dibattiti tra i vari candidati su Telegram o tramite la radio dell’ateneo, PoliRadio. La promozione di questi dibattiti però, sottolinea Jonathan, «non ha avuto tanta visibilità». E qui ci si scontra con l’annoso problema dell’affluenza e dell’interesse verso la rappresentanza studentesca. 

Le ragioni della scarsa affluenza

«Se uno studente deve sprecare un’ora per capire come quattro liste diverse la pensino su una cosa che forse non sarà nemmeno mai fatta, a questo punto meglio spararsi un’ora di Fifa» evidenzia il responsabile di Sip. Lo studente del Politecnico, ma così di molti atenei italiani, non ha la percezione di una rappresentanza studentesca che sappia aiutarlo, che sia in grado di intervenire attivamente sulla vita universitaria. Secondo Wolff, le colpe di questo disinteresse si annidano sia all’interno dell’attuale rappresentanza studentesca, sia negli stessi atenei che non sanno valorizzare le attività dei rappresentanti. «Se un ateneo non promuove l’attivazione degli studenti per la rappresentanza, le iniziative e le attività culturali, certamente non ci si può aspettare che degli studenti abbiano uno stimolo dal nulla» aggiunge. Allo stesso tempo però Wolff riconosce come in effetti anche l’attuale rappresentanza studentesca non collabori di certo ad alimentare una partecipazione diffusa: «Alcune liste non promuovono una rappresentanza reale e hanno il loro ideale nella rappresentanza-supermercato, dove chi si candida lo fa per abbellire il curriculum e spiccare tra gli altri». Una delegittimazione dell’incarico operata dalle stesse liste e una scarsa considerazione da parte dell’ateneo contribuiscono ad accentuare la scarsa affluenza, che nella scorsa tornata si è attestata attorno al 18%. «La rappresentanza è venduta come uno spritz. Piacerà agli studenti ma non c’è da stupirsi se le persone non vogliano guardarsi i dibattiti, o vogliano interessarsi alla rappresentanza».

Il Politecnico alle prese con il voto digitale

Le previsioni dell’affluenza però sono date in crescita. Il vantaggio del voto digitale è permettere una maggiore capillarità del voto. Di fatti la partecipazione alle elezioni, secondo le liste candidate, dovrebbe superare il record di due anni fa, così come d’altro canto è avvenuto sia in Statale che in Cattolica – quest’ultima dal 20% della tornata precedente è arrivata a un solido 30%, con punte del 40% in alcune facoltà. Ciò che però preoccupa Wolff in vista del voto è la scarsità delle proposte messe in campo dal Politecnico per la promozione delle elezioni. «Per quanto riguarda il supporto che un’università dovrebbe dare per le elezioni studentesche, secondo me non è stato fatto praticamente niente». La pagina web in cui sono stati caricati i programmi di tutte le liste candidate non è stata pubblicizzata; è mancata da parte degli uffici dell’università un qualsiasi avviso in vista delle prossime elezioni, a cui si aggiungono le problematiche connesse alle candidature individuali, il cui sostegno dei firmatari preventivo alla candidatura è stato gestito in maniera molto caotica da parte dell’ateneo. «Abbiamo chiesto all’ateneo di cambiare i criteri per i sostegni individuali, ma il risultato è stato che molti candidati non sono riusciti a candidarsi perché non hanno trovato il supporto».