NFT è una sigla che sta per “Non Fungible Tokens” e indica un bene non fungibile, quindi unico, a cui è stata apposta una sorta di firma digitale che ne certifica l’autenticità. Negli ultimi mesi si sente sempre più parlare di questi NFT: c’è chi li definisce una bolla speculativa, chi una truffa, chi invece una grande opportunità per la tutela dei contenuti autoriali online.
Gli NFT hanno fatto molto scalpore soprattutto di recente, anche se la tecnologia alla base del loro sviluppo esiste ormai da anni. Elon Musk ne tesse le lodi continuamente e ne produce moltissimi grazie ad Ethereum, la sua piattaforma di Blockchain. Di recente Jack Dorsey, il fondatore di twitter, ha messo all’asta il primo tweet della storia: al momento l’offerta più alta si aggira intorno ai 2,5 milioni di dollari. Persino Christie’s, storica casa d’arte, ha messo all’asta un lotto di opere digitali per delle cifre milionarie da capogiro.
“Gli NFT servono a risolvere il problema dell’arte e degli oggetti in digitale: la riproduzione in copie. Ciò viene fatto apponendo una firma digitale creata grazie al meccanismo della blockchain, la tecnologia che sta alla base della creazione dei bitcoin – dice Andrea Daniele Signorelli, giornalista per Wired e La Stampa – Per semplificare, è lo stesso concetto di far autografare una figurina, una maglietta o qualsiasi altro oggetto per renderlo unico e distinto dalle altre copie che esistono di quello stesso oggetto”.
Opportunità e limiti tra tecnologia blockchain e pagamenti in bitcoin
La tecnologia della blockchain permette di creare un codice impossibile da copiare o modificare in alcun modo, garantendo l’autenticità dell’opera. “Il fenomeno degli NFT è esploso solo di recente, probabilmente a causa della pandemia e del conseguente consumo di contenuti online – prosegue Signorelli – Al mondo ormai esistono migliaia e migliaia di criptomilionari, quindi il mercato degli NFT può già contare su un grande numero di operatori”.
Quello degli NFT è tuttavia un mercato ancora chiuso, dato che la valuta per poterli acquistare è quella dei bitcoin “Sia gli NFT che i bitcon si basano sulla blockchain. Questo però non vuol dire che siano dei fenomeni collegati. Certo, ad oggi è possibile acquistare degli NFT solo attraverso i bitcoin, ma ciò non vuol dire che non possano esistere in maniera indipendente.”
Proprio la contiguità con il mondo dei bitcoin costituisce la principale criticità per gli NFT, ovvero la scarsa chiarezza con cui vengono gestite le transazioni. Il mercato dei bitcoin è da sempre associato al deep web, ai cyber riscatti e alle speculazioni.
Impatto ambientale non sostenibile
Chi guarda con sospetto l’avvento degli NFT non ha tutti i torti. Il meccanismo della blockchain assicura l’anonimato e la non rintracciabilità, e quindi la possibilità del riciclaggio di denaro tramite essi è molto concreta. Oltre a ciò, gli NFT – ovvero la tecnologia sottostante già usata per i bitcoin – sono tutt’altro che sostenibili dal punto di vista ambientale. “Gli NFT portano con loro l’annosa questione del consumo energetico – ricorda Andrea Daniele Signorelli – Per creare un NFT si spende, in termini di energia, quello che una famiglia italiana media consuma in un intero anno. Non è un caso infatti che molti artisti si siano tirarti in dietro da questo mercato per la paura dei danni d’immagine”.
L’anello di congiunzione tra arte digitale e speculazione
Questi tokens però hanno delle grandissime potenzialità, e potrebbero risolvere il problema della tutela del copyright online.
“Se la Siae sta studiando l’applicazione della tecnologia degli NFT un motivo c’è – dice il giornalista – Marchiando un prodotto con una firma digitale sarebbe sempre possibile risalire all’autore dell’opera. In più l’autore potrebbe immediatamente ricevere un compenso per ogni copia venduta dell’opera marchiata, così come i suoi danti causa”. Una vera rivoluzione insomma, in grado di essere estesa anche al tema del crowfounding: i finanziatori potrebbero beneficiare immediatamente delle vendite dell’autore finanziato, con un meccanismo simile a quello delle partecipazioni.
L’unica cosa certa che sappiamo sugli NFT è che, ad oggi, sono coinvolti in una grossa bolla speculativa. Gli investitori in criptovalute hanno fiutato l’affare e stanno comprando a raffica e a prezzi esorbitanti ogni tipo di foto, gif, brano e opera online. Così facendo il prezzo sale sempre di più e, come accaduto in passato con i bitcoin, ad un certo punto crollerà drasticamente. Non stiamo parlando di una bolla dalle dimensioni considerevoli, si parla di un giro d’affari di 1,5 miliardi di dollari, per la finanza internazionale sono spiccioli, ma comunque è in grado di avere delle ripercussioni sul mercato delle criptovalute.
“E’ sicuramente una bolla, sta già scoppiando ma non ce ne accorgeremo nemmeno. I prezzi saliranno ancora per poi calare a picco improvvisamente. E’ però molto probabile che, come successo con i bitcoin, una volta scoppiata la bolla i prezzi torneranno gradualmente a salire fino a superare quelli raggiunti al picco della speculazioni. Ed è anche molto probabile che a quel punto crescano ancora”.