La consultazione pubblica su “Parco Romana”, il Masterplan vincitore del concorso per la risistemazione dell’area dello scalo Romana, entra nel vivo. E cittadini, associazioni e abitanti riportano al centro delle attenzioni tematiche come la salvaguarda della memoria storica del tessuto urbano della periferia – da concretizzare sia con il recupero fisico di alcuni edifici, sia con la destinazione simbolica degli stessi ad un museo archivio fotografico sulle periferie milanesi –; la tutela della struttura socio-economica dell’area fatta di piccoli negozi di prossimità; la sostenibilità del raccordo dell’area con le reti di collegamento e trasporto cittadino.

L’emergenza sanitaria ha costretto a svolgere la consultazione anche attraverso alcuni incontri online, durante i quali le associazioni e i cittadini del quartiere hanno potuto evidenziare ai progettisti le problematicità lasciate inevase dal piano presentato il 31 marzo. E durante i quali Leopoldo Freyrie, responsabile del concorso, ha sottolineato ripetutamente come il masterplan vincitore, elaborato dal team Outcomist, sia ancora “preliminare e orientativo”. «Non un progetto architettonico a tutti gli effetti – ha sottolineato – ma delle linee guida». Nonostante l’emergenza covid quindi si sta comunque sviluppando una dialettica utile a sciogliere le questioni rimaste in sospeso e ad individuare un progetto finale più efficace e condiviso. 

La vista da Corso Lodi verso Ovest. Particolare della piazza

Un museo archivio sulle periferie dedicato a Gabriele Basilico 

Una delle osservazioni più interessanti sollevate da abitanti  e associazioni riguarda due edifici industriali, oggi abbandonati e fatiscenti, dell’attuale area dello Scalo Romana, localizzati nella parte sud-occidentale su via Ripamonti. Già da gennaio 2021, l’Associazione cooperativa Cuccagna, una delle associazioni parte del Consorzio che gestisce l’omonima cascina, e Forme Urbane, gruppo multidisciplinare di ricerca architettonica sulla città di Milano, hanno avviato una raccolta firme per la salvaguardia e il restauro della coppia di edifici. Lo spunto è tratto da Gabriele Basilico, fotografo milanese di fama internazionale, che nel corso della sua carriera ha dedicato diversi lavori alla periferia meridionale di Milano, immortalando a più riprese lo scalo Romana. Ma il respiro è più ampio. «La memoria del passato industriale è molto importante, perché è da esso che Milano trae la sua storia, la sua ricchezza e anche la sua forma urbanistica, ancora in divenire» si legge nella petizione. 

Raggiunta al telefono, Paola Kerpan, presidente dell’Associazione cooperativa Cuccagna, concorda sul fatto che molto spesso Milano cancelli il suo passato, perdendone la memoria, per costruire freneticamente nuovi quartieri e palazzi. La direzione della petizione è proprio questa, la salvaguardia di una piccola parte della Milano industriale del passato, quella stessa rappresentata dal pittore Umberto Boccioni all’inizio del Novecento e che rischia di scomparire sotto ai cantieri. «È una consultazione molto rapida», aggiunge Kerpan, anche se efficace e soddisfacente, perché i due edifici oggetto della campagna di raccolta firme sembrano essere stati salvaguardati dal Masterplan vincitore. 

Nonostante il riconoscimento del valore di queste costruzioni, molto sembra ancora da fare per riattivarli effettivamente. In occasione delle consultazioni pubbliche, Freyrie ha specificato: «Sono in corso delle verifiche per gli edifici. Alcuni di questi sono sul punto di crollare. Sono edifici poveri con problemi di staticità». Per quanto riguarda invece l’eventuale destinazione finale, il dibattito rimane aperto. Il Masterplan vincitore prevede dei campi sportivi coperti, in sintonia con l’ispirazione olimpionica dell’area. Le due associazioni propongono invece un museo della fotografia in ricordo di Basilico, un centro culturale e una biblioteca. Su questo Freyrie sembra possibilista: «Per quanto riguarda la destinazione, il dialogo si apre ora. Il Masterplan ha dato degli stimoli ma per decidere c’è ancora tempo». 

Gli edifici industriali preservati dal Masterplan

Negozi di prossimità e movida: convivenza da costruire

Vi sono poi altre questioni rimaste in sospeso, evidenziate nel corso delle consultazioni pubbliche. Privati cittadini e associazioni, come Porta Romana District, evidenziano la necessità di preservare il tessuto socio-economico della zona, ricco di piccoli esercenti, di attività a gestione familiare e di botteghe. Con l’apertura del Villaggio olimpico, che sarà poi riconvertito a residenza universitaria, il timore è che il tessuto socio-economico possa modificarsi favorendo il diffondersi di locali, bar e spazi d’intrattenimento a scapito dei piccoli esercenti. Timori su cui l’assessore Pierfrancesco Maran si sente di intervenire in occasione di una delle consultazioni, sottolineando l’importanza della salvaguardia delle caratteristiche del quartiere. «Di sicuro lo spazio pedonale alimenta la richiesta alimentare, non sempre però il cambiamento è netto», afferma Maran. «Basti pensare al caso di NoLo, dove le botteghe sono ricomparse e anzi aumentate di numero. Via Crema, piazza Trento e piazza San Luigi hanno un tessuto commerciale da preservare e mantenere». 

Trasporti: raccordi e reti per garantire sostenibilità e accessibilità

Da qui anche l’importanza del rapporto con il progetto della torre di A2A, in uno stadio più avanzato rispetto al Masterplan. La nuova sede della multifacility milanese sorgerà infatti su piazza Trento, proprio a ridosso dell’area del futuro “Parco Romana”. Emerge poi l’attenzione da porre sugli allacciamenti alle reti di trasporto già attive. Natascia Tosoni, assessore del comune di Milano e vice-presidente della commissione urbanistica, edilizia privata e sistema agricolo milanese, e Alessandro Bramati, presidente del Municipio 5, sottolineano diverse problematiche: gli attraversamenti ciclo-pedonali di viale Isonzo, l’allacciamento alle piste ciclabili che dal centro arrivano fino al Parco agricolo Sud, le nuove fermate del passante e della metropolitana, i mezzi pubblici della 90 e 91, che corrono sulla circonvallazione esterna, ma anche la linea del tram 24 su via Ripamonti, da tempo congestionata e bisognosa di alcuni interventi. «È necessario», conclude Bramati, «discutere del trasporto pubblico», anche alla luce della grande attrazione che la nuova area porterà e al possibile aumento del traffico. 

Vista del Parco Romana dall’alto. Si intravede la ferrovia in basso a sinistra

“High-line” alla milanese: arredo urbano o vero sistema verde

Questioni in sospeso evidenziate dalla cittadinanza coinvolgono anche il grande parco dell’area. Da un lato la complessità e il sapore avveniristico di certe soluzioni proposte dal Masterplan, come la foresta sospesa e le aree umide – per quest’ultime il timore dei cittadini è che si tramutino in acque stagnanti –, dall’altro il bisogno di un parco tranquillo, più semplice, dove ricercare riparo dalla città. A proposito della high line, i dubbi di alcuni cittadini si riversano sulla sua fattibilità ambientale. Il progetto propone la piantumazione di 500 alberi, ma emergono alcune perplessità per la loro sopravvivenza. Un cittadino fa presente: «È un sistema sostenibile? È come se gli alberi fossero piantumati in un vaso. Questi alberi avranno bisogno di un controllo continuo, è difficile che possano avere una vita autonoma. Al momento mi sembra più un arredo urbano che un sistema verde». 

La consultazione pubblica prosegue dunque a tappe forzate. Le questioni sono molte ma entro la fine di aprile 2021 i membri del team vincitore del Masterplan dovranno presentare un progetto aggiornato che tenga conto delle problematicità emerse nel confronto con la cittadinanza. Dopo la vittoria al concorso, il progetto “Parco Romana” inizia a prendere corpo e a calarsi nella realtà viva del quartiere.