Politici e scienziati insieme a dettar regole? Quel che dicono convince poco. Potrebbe essere riassunto così il risultato di una ricerca svolta dal laboratorio BEHAVE dell’Università degli Studi di Milano che ha verificato la propensione dei cittadini ad accettare le restrizioni di libertà personale, come misure di contrasto al diffondersi del della pandemia da covid 19, a seconda di chi legittimasse tali misure, vale a dire scienziati o autorità politiche. Lo studio – condotto insieme alla svedese Linnaeus University su oltre 1100 persone – ha infatti evidenziato che i cittadini lombardi sono disposti ad accettare di buon grado maggiori restrizioni alla libertà personale se proposte e avvalorate dalla comunità scientifica. Diverso, invece, l’atteggiamento se le misure vengono presentate da un “mix” di decisori politici e di scienziati: in questo caso prevale la sfiducia dei cittadini, come se la compresenza delle due “autorità” determinasse l’annullamento delle rispettive quote di credibilità e autorevolezza.

Lo studio – condotto dai professori Mike Farjam, Federico Bianchi, Flaminio Squazzoni e Giangiacomo Bravo e pubblicato sulla rivista Royal Society Open Science – da un lato confermerebbe l’accresciuta importanza degli scienziati e delle loro responsabilità nelle decisioni pubbliche; dall’altro evidenzia la diffidenza diffusa dei cittadini dinanzi alla confusione di ruoli e responsabilità; confusione che ha caratterizzato soprattutto in Italia ampia parte della comunicazione pubblica in tema pandemia.

“La compresenza di un esperto scientifico e di un politico nella spiegazione di motivi per cui ci viene chiesto di restare a casa – sottolinea in questo video Federico Bianchi, approfondendo alcuni passaggi della ricerca – ha un effetto fortemente negativo sulla disponibilità dei cittadini a seguire e rispettare le norme”.

La ricerca “Dangerous liaisons: an online experiment on the role of scientific experts and politicians in ensuring public support for anti-COVID measures” è consultabile sul sito della rivista Royal Society Open Science

Luca Boetti e Oliviero Protti

Leggi altri articoli