Ormai è certo: verde e blu sono i colori del futuro, l’ambiente e l’innovazione tecnologica. In occasione dell’evento, promosso il 19 marzo 2021 durante le giornate della Milano Digital Week da parte di Cisco, multinazionale specializzata nella fornitura di dispositivi di rete, “Green&blue – I colori del futuro per un’economia sostenibile e circolare: come accelerare la transizione verso un’economia sostenibile e circolare grazie alla tecnologia” si è discusso proprio di come far decollare l’esigenza di uno sviluppo sostenibile e rispettoso delle generazioni future a partire dalla tecnologia, vista come «abilitatore per un nuovo ecosistema, un ecosistema più sostenibile». 

Dove ci sta conducendo l’attuale sistema economico

L’agri-food, le smart cities, le infrastrutture sono tutti campi dove il digitale può essere l’«abilitatore principale» per un progresso sostenibile, evidenzia Enrico Mercadante, Lead for Specialists and Innovation di Cisco per l’Europa meridionale. L’attuale traiettoria dell’economia mondiale, dice, una linea in crescita senza alcun apparente termine, non è sostenibile. Pur producendo un tasso molto elevato di innovazioni, ha raggiunto margini non più tollerabili e insostenibili. «L’economia lineare – sottolinea a sua volta Stefano Martini, a capo del Circular Economy Lab di Intesa Sanpaolo Innovation Center – si basa su un approccio di estrazione dei beni e dei prodotti, che vengono poi fondamentalmente gettati via». E in questi termini si colloca l’Overshoot day, quel giorno dell’anno in cui terminano le risorse rinnovabili annualmente del pianeta, intaccando dunque le risorse non rinnovabili e appoggiandosi alle generazioni future, erodendone le risorse. Nel 2020 l’Overshoot day si collocava il 22 agosto, ben prima della fine dell’anno solare. È stato poi calcolato, aggiunge Martini, che al ritmo attuale si stanno consumando 1,7 volte le risorse della Terra. In parole povere, dunque, per sostenere l’attuale sistema economico sono necessari quasi due pianeti Terra con i rispettivi materiali e le rispettive risorse. 

L’alternativa dell’economia circolare

Ma dunque come modificare questo paradigma di progresso? Un’alternativa esiste ed è sempre più accolta e diffusa, la circular economy, l’economia circolare. Al modello dell’economia lineare «si contrappone l’economia circolare in quanto paradigma economico che slega lo sviluppo economico mondiale dall’utilizzo dei fattori e delle risorse naturali esauribili», chiarisce Martini. In pratica, consiste nel progettare, produrre e utilizzare beni che una volta terminato il loro ciclo vitale possano essere riutilizzati o riciclati per la loro interezza, andando dunque a non impattare sugli sprechi mondiali di risorse. L’economia circolare dunque si basa su delle operazioni circolari che permettono di «offrire più cicli vita» a una risorsa, a partire dall’energie rinnovabili come fonte di energia fino allo smantellamento delle componenti di un prodotto così da essere riutilizzate in altri settori o per altri prodotti. All’interno di questi cerchi di progettazione-consumo-riciclo gioca un ruolo importante il digitale, il Blue, visto come «abilitatore» di questo processo. Per calare il concetto in un contesto pratico, Angelo Fienga, Business Architect per Cisco, propone alcuni esempi, a partire dal porto di Rotterdam, uno dei porti più importanti e vasti del mondo. Estendendo le piattaforme digitali, paragonate dallo stesso Fienga a dei veri e propri potenziamenti sensoriali, si sono potuti risolvere alcuni problemi legati alla gestione degli spazi e all’inquinamento navale, puntando a una maggiore efficienza e sostenibilità del porto. Ma ancora, il caso di Caldas da Rainha, comune portoghese dell’Estremadura, vera e propria smart city, dove è stato possibile migliorare la qualità della vita, riducendo l’inquinamento e il traffico o ancora migliorando la gestione dell’acqua, il tutto tramite la digitalizzazione. Da questi esempi si nota veramente come il verde e il blu, la sostenibilità e la digitalizzazione, vadano di pari passo e si esaltino a vicenda. 

Non solo vantaggi per la Terra. Alcuni modelli

Ma la circular economy non è solamente sostenibile, è anche un’opportunità di competitività per le aziende, dal momento che vengono mitigati i rischi della linearità economica, si migliora il riconoscimento sul mercato, il rapporto coi clienti e si può anche beneficiare di aiuti e sostegni economici. Non a caso, ricorda Mercadante, il 37% dei fondi del Next Generation Eu dovrà essere investito nella sostenibilità e il 50% nel digitale, alimentando due settori già in forte espansione. Martini propone poi anche alcuni modelli di business reali secondo il framework RESOLVE, sintesi di Regenerate – i prodotti devono essere pensati come biodegradabili – Share – lo sharing di asset, come automobili e appartamenti, in modo che l’utilità aumenti in rapporto ai materiali usati – Optimise – usare materiali riciclati, così da ridurre l’esigenza di nuove materie prime per la produzione – Loop – sfruttare tecnologie efficaci per il recupero delle componenti da riutilizzare – Virtualise – beneficiare di un bene senza supporto materiale – e infine Exchange – scambio di idee e tecnologie con altre realtà. 

L’economia circolare a Milano: sogno o realtà?

Ma per applicare l’economia circolare non c’è bisogno di andare fino a Rotterdam o in Portogallo. Milano è terreno fertile per un’efficace riconversione circolare. Basti pensare, sottolinea Martini, allo studio condotto da Arup, secondo il quale i rifiuti e gli scarti delle coltivazioni agricole delle aree intorno a Milano potrebbero avere un valore cinque volte e mezzo superiore se invece di essere destinati ai termovalorizzatori venissero impiegati per altri usi, come ad esempio nel campo dell’edilizia. E in questo è interessante osservare i tre elementi che l’Ellen MacArthur Foundation, fondazione statunitense che si batte per la transizione ad un’economia circolare, ha evidenziato per far sì che una città non sia solamente una voragine di consumo e spreco, ma anche un volano di sviluppo sostenibile: puntare sulla produzione alimentare da coltivazioni rigenerative e locali, così da accorciare la filiera e non erodere il capitale fisico; chiudere i cicli e massimizzare i residui da riemettere nella biosfera e rigenerare il capitale naturale; innovazione e re-design per i prodotti e un mercato che non generino più rifiuti. 

«L’innovazione, il blue, e la sostenibilità, il green, sono i driver per il futuro della società», sostiene Mercadante in conclusione del suo intervento. Gran parte delle persone e delle aziende sono ormai consce delle necessità di un mondo più sostenibile. Il cambiamento climatico è una realtà e va arginato, sviluppando in tempi rapidi innovazioni e soluzioni alternative all’attuale modello. Di fronte a noi, ci sono già alcuni validi strumenti: il digitale e l’economica circolare. Spetta solo a noi decidere se sfruttarli.