In una intervista a la Repubblica del 12 marzo 2021, Giuseppe Sala ha annunciato il suo passaggio al partito dei Verdi Europei, movimento solidamente rappresentato al Parlamento europeo, ma che in Italia stenta ancora a decollare. Alla Camera dei Deputati si contano solo tre esponenti all’interno del gruppo Misto, nella formazione “Facciamo Eco” recentemente formatosi sulla spinta dell’ex Ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Alle ultime elezioni europee in Italia i Verdi Europei rimasero addirittura al di sotto della soglia di sbarramento del 2% laddove in altri stati europei risultarono fra le principali forze politiche, come in Germania con circa il 20% dei consensi.
In una corsa alla poltrona di Palazzo Marino sempre più accentrata attorno al sindaco uscente – con il centrodestra non ancora pervenuto e senza un candidato sfidante designato – la scelta di Sala stupisce molti, anche il suo partito di riferimento nelle scorse elezioni comunali, il Partito Democratico, caduto proprio in questi ultimi mesi in una spirale di confusione e disorientamento culminata con le dimissioni del segretario nazionale Nicola Zingaretti.
In questa situazione, che da tempo trascina malumori, matura lo smarcamento da parte di Sala. La decisione del sindaco di appoggiarsi a una realtà politica differente, ancora poco “connotata” e che sia in grado di accogliere un bacino di voti, almeno in parte, più variegato rispetto al carrozzone dei partiti tradizionali, è ragionata, oltre che intimamente sentita. Difatti non va taciuta la sincera vicinanza del sindaco alle istanze ecologiste. «Adesso questi due miei percorsi, sindaco e appassionato ecologista, si uniscono. E per me aderire ai Verdi Europei significa, prima di tutto, fare meglio il sindaco di Milano» afferma Sala giustificando la propria scelta.
Le critiche non sono però mancate. Se da destra serpeggia il timore di un sindaco che presti ascolto solo alle istanze ecologistiche “radicali”, dimenticandosi allo stesso tempo di affrontare i temi altrettanto spinosi del lavoro, del traffico e della mobilità – «Dopo le piste ciclabili inutili, i parcheggi sottratti ai residenti, le sigarette vietate anche nei parchi e l’assurda Area B, ecco il nuovo “Sala Thunberg”» chiosa Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d’Italia – anche da sinistra sono arrivate reazioni non del tutto positive: il timore è che Sala capitalizzi a proprio vantaggio l’esperienza dell’attivismo, specie giovanile, dei Fridays for future e che l’ambientalismo promesso e sbandierato si dimostri solamente un’arma propagandistica, come ha evidenziato Civica AmbientaLista, lista civica in corsa alle prossime elezioni municipali, che tramite i suoi portavoce ha espresso un parere molto critico circa l’ecologismo di Sala – «L’aggettivo verde accostato al nome di Beppe Sala lo consideriamo come una vernice opaca» – richiamando alla mente la recente distruzione del parco Bassini in Città Studi per lasciare spazio alla costruzione di alcuni condomini.
«Una visione ecologista e sostenibile della città aiuta a migliorare concretamente la vita dei cittadini», aggiunge Sala, rispondendo alle critiche, in un post sulla sua pagina Facebook. «Lo faccio anche perché Milano sia sempre più centrale nello scenario internazionale. In Germania, in Francia e in tante grandi città europee i verdi sono protagonisti. È tempo che quest’onda verde che impatta positivamente sulla salute, sul lavoro, sull’economia, sulla qualità della vita di tutti, arrivi finalmente anche qui da noi. E se parte da Milano, si diffonderà in tutta Italia» conclude.
La città di Milano si ritrova infatti all’inizio di un momento cruciale per reinventarsi. Le sfide del riscaldamento globale e della pandemia, lo stanziamento dei fondi del Next Generation Eu e la nascita di un Ministero governativo per la Transizione ecologica – in parte anticipato dallo stesso Sala con la creazione di un omonimo assessorato nel 2019 e presieduto dal sindaco in persona – alimentano la necessità di convertire le grandi metropoli e il vivere quotidiano verso una prospettiva maggiormente rispettosa dell’ambiente e attenta alla sostenibilità, non solamente ambientale, ma anche sociale ed economica.
L’elenco dei progetti del Comune verso la riconversione ecologica è folto e variegato. Non per questo l’amministrazione comunale si è fatta attendere e ha già avviato alcune iniziative per attribuire alla città di Milano una marcia in più nel campo della sostenibilità: dalle nuove piste ciclabili fino ai numerosi progetti urbanistici, come il grande parco progettato per lo Scalo Romana, il recente divieto di fumo nei parchi e alle stazioni dei mezzi pubblici, fino alla stretta dell’Area B . Nella lista dei desideri, vi sono poi progetti ambiziosi, come la riapertura della Cerchia dei Navigli in un’ottica di riduzione del traffico inquinante e nel riportare Milano a una dimensione più a passo d’uomo, e rendere l’intera città smoking-free entro il 2025. Da tempo nel gruppo del C40 – Cities Climate Leadership Group, il gruppo delle città impegnate nella lotta al cambiamento climatico – Milano è al centro della svolta che si prospetta nei prossimi anni. La sfida al risaldamento globale, alle polveri sottili, alle forme di produzione e del vivere urbano insostenibili per l’ambiente, ai consumi estremamente inquinanti è aperta.
La scelta di Sala si inserisce proprio in questa situazione. Libero dalle influenze degli altri partiti, che si limiteranno a sostenerlo, il sindaco uscente potrebbe avere maggiore spazio di manovra nell’ambito della sostenibilità, appoggiato in questo dal partito dei Verdi Europei e dalle iniziative di molti altri sindaci di città europee alle prese con le stesse sfide di Milano. Che però il suo trasferimento sia anche dettato da interessi elettorali, così da ottenere maggiori voti in una vittoria che si prospetta ad ogni modo annunciata e far collaborare più formazioni politiche tra loro ottenendo maggiore autonomia e legittimazione politica, è evidente.