Durante questo primo anno di pandemia la povertà e le disuguaglianze sono cresciute in tutto il mondo. E anche in un città come Milano, per una quota crescente di persone, precarietà e incertezze hanno reso sempre meno accessibili diritti fondamentali come quello alla salute. Dinanzi all’emergere di un nuovo aspetto di una povertà sanitaria che rende difficile anche solo poter effettuare un tampone per il tracciamento anti-covid, il 12 dicembre 2020 a Milano è nata la Brigata Sanitaria Soccorso Rosso, grazie all’interesse e al convergere dell’operato di ADL Cobas Lombardia, della Camera del Non Lavoro e di Medicina Solidale, un’associazione con lo scopo di fornire consulti medici gratuiti online a tutti gli esclusi dal Sistema Sanitario Nazionale. Proprio a questi è diretta l’iniziativa: in una situazione pandemica in cui i tamponi vengono fatti pagare con margini di profitto altissimi e dove l’articolo 32 della Costituzione in molte situazioni non viene attuato, i medici e volontari della brigata si sono sentiti in dovere di fare qualcosa: tramite  auto-finanziamento e forme di crowdfunding è stato allestito un tendone in Piazzale Baiamonti al cui interno vengono eseguiti tamponi rapidi a chi non può permettersi di pagarli. Consapevoli poi del fatto che le persone fortemente in necessità possono avere hanno difficoltà anche a spostarsi in città, i volontari hanno deciso di recuperare un’ambulanza dismessa trasformandola in unità mobile con cui spostarsi nelle periferie milanesi. Ogni weekend la Brigata si muove così sul territorio, talvolta appoggiandosi a realtà già esistenti come Ri-Make o la sezione dell’ANPI di Barona.

Alla luce dei 2500 tamponi processati da dicembre 2020 a inizio febbraio 2021 e al fatto che l’attività sia esclusivamente limitata al weekend si comprende come dei checkpoint territoriali diffusi potrebbero aiutare in modo efficace a mantenere il tracciamento sotto controllo. I dati raccolti dalla Brigata vengono infatti immediatamente inseriti nella rete del Sistema Sanitario Nazionale che rimane per loro purtroppo l’unica finestra di dialogo con le istituzioni. Tutto il progetto infatti si finanzia tramite crowdfunding e offerte libere, senza alcun intervento da parte del Comune o di Regione Lombardia: i tamponi vengono acquistati direttamente da una fabbrica che li produce in Cina, i medici e il personale sanitario sono tutti volontari e l’occupazione del suolo pubblico su cui viene svolto il servizio viene pagato regolarmente a Palazzo Marino.

Le ragioni che rendono quest’azione necessaria per tutto il territorio metropolitano derivano dal bisogno  di sopperire alle mancanze e ai vuoti del Sistema Sanitario Nazionale, in grave difficoltà riguardo al tracciamento e alla comunicazione dei dati al governo. Alessandro Lanzani, medico e volontario di Medicina Solidale, sottolinea proprio come l’importanza di un tracciamento serio e puntuale sia fondamentale per combattere la pandemia. «Prova ne è che sabato e domenica, quando sono chiusi gli ambulatori privati, il numero di tamponi cala drasticamente, cala il numero di positivi ma non calano affatto i ricoveri e i morti – dice Lanzani –  Sul piano reale l’evoluzione della pandemia non riconosce il weekend e ci troviamo ogni settimana in ritardo di un paio di giorni mentre il virus va avanti». Anche da questa evidenza deriva la decisione della Brigata di mantenere attivo il servizio in Baiamonti proprio nel weekend. I volontari inoltre sottolineano la fallimentare gestione della medicina territoriale, segnata da vent’anni di tagli a favore di quella privata, e un’eccessiva burocratizzazione nell’acquisizione e nella comunicazione dei dati.  Queste ed altre criticità, come la necessità di calmierare i prezzi dei tamponi e favorire le partnership tra pubblico, privato non profit e associazionismo, sono state anche esposte in Senato dal senatore de Falco all’indomani di una visita al checkpoint in Piazzale Baiamonti.

Piazzale che proprio nei weekend si riempie di gente che ordinatamente si mette in fila per potersi sottoporre al tampone. «Viene la vecchia sciura preoccupata e vengono ai ragazzi che vogliono fare una festa e si sottopongono a tampone – racconta  Riccardo Germani, sindacalista di ADL Cobas e tra i referenti del progetto –  Vengono famiglie che vivono a stretto contatto con anziani o famigliari immunodepressi, fino a chi ha necessità per viaggiare. I motivi per rivolgersi a noi possono essere le più disparate, ma la costante rimane il riconoscimento nei confronti di questo progetto che si esprime non solo dalle donazioni ma anche con piccoli regali segno di partecipazione, come bottiglie di vino, dolci o i cronometri per misurare i 15 minuti di attesa del test regalati da un commerciante cinese». Altro filo conduttore tra gli utenti, continua Riccardo, «è il nuovo concetto di povertà che a causa di un anno di pandemia ha reso la classe media più povera, per cui un numero sempre maggiore di persone si ritrova a dover scegliere se sottoporsi o meno a tampone dato l’elevato costo del privato. Insomma in questo tessuto sociale danneggiato esperienze simili alla nostra appaiono come risposta immediata e concreta,  come dimostra il fatto che stiano partendo realtà del genere anche a Bologna e Cosenza». E il moltiplicarsi di queste iniziative non è che un’ottima notizia soprattutto in un momento in cui la priorità del governo è una campagna vaccinale che va a estremamente a rilento e che determinerà  il venir meno di  risorse precedentemente impiegate nel tracciamento.

Il Tampone Sospeso rivela uno dei volti migliori di Milano: la Milano delle associazioni e del volontariato, di realtà di impegno che partono dal basso; la Milano che si rifiuta di ricondurre vita, benessere e diritti a variabili economiche, o concentrata sul profitto. Una Milano che durante una pandemia si riscopre viva e che non vuole lasciare indietro nessuno.

Oliviero Protti e Marco Fort

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