Come ci comportiamo se, al momento di comprare un oggetto, possiamo leggere sull’etichetta quanta CO2 è stata immessa nell’atmosfera durante la sua produzione? E se, per nostro interesse personale o sensibilità, sappiamo approssimativamente quanto ha inquinato il processo di produzione del bene, ma l’etichetta è poco chiara: compriamo o non compriamo? Un Gruppo di ricercatori del Center for Experimental Economics and political Decision making (CREED) dell’Università di Amsterdam e del Tinbergen Institute ha studiato i meccanismi di scelta dinanzi a queste ipotesi. Emerge che se informato correttamente dall’etichetta il consumatore agisce con maggiore consapevolezza ambientale, fino a rinunciare all’acquisto nel 26 per cento dei casi. Se invece ha una informazione relativamente precisa dell’impronta ambientale di quanto sta per comprare, ma l’etichetta è poco chiara o nasconde il dato, compra a cuor leggero. A cosa servono allora etichette rispettose delle norme, ma sostanzialmente incomprensibili? Semplice: ad abbindolare il consumatore.

Luca Ferraiuolo

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